“Per un bambino piccolo, non ancora in grado di apprendere dalla pagina stampata o di sostenere la routine scolastica, la Natura è una fonte infallibile di divertimento e istruzione.” (Ellen G. White)
Mettiamo fretta ai nostri figli, li spingiamo a bruciare le tappe nella convinzione che debbano costruirsi una biblioteca interiore di conoscenze pratiche e teoriche non appena mostrano di poterne afferrare i concetti.
Li iscriviamo, ancora piccolissimi, a corsi di musica, storia, lingue straniere. Facciamo loro da autisti accompagnandoli a nuoto, a danza e karate. Riempiamo il tempo che resta e le fine settimana libere con altre attività analoghe: gite allo zoo, ai musei, agli edifici storici, a mostre e rappresentazioni; elaboriamo liste mentali di ciò che i nostri figli hanno fatto e potrebbero fare, e ci sentiamo soddisfatti quando sono in grado di rispondere in modo corretto alle domande o recitano che è una delizia.
Per quanto tali attività, di fatto, contribuiscano alla creazione di un bagaglio completo di conoscenze, e possano, nei giusti contesti, favorire un amore genuino per l’apprendimento, da sole non hanno la forza di ergersi a colonna portante dell’educazione. Una solida educazione non si fonda, in definitiva, sulle abilità e sulle conoscenze acquisite attraverso corsi e lezioni. Il suo fondamento è, invece, negli istinti, nelle esperienze, nella nostra relazione con il mondo, e tutta la restante educazione non fa che riposare su questa base, dalle cui caratteristiche trae forza e respiro.
Ciò detto, il tempo trascorso nella Natura è senza dubbio il modo migliore di preparare i bambini per qualsivoglia apprendimento futuro. Potrebbe sembrare un atto di pigrizia, se non addirittura una grave privazione, il non iscrivere i propri figli a corsi e lezioni appena ci sembrino grandi abbastanza, e permettergli, invece, di scorazzare liberi e indisturbati per ore all’aria aperta seguendo le avventure che detta loro l’impulso. In una cultura focalizzata su ogni singolo risultato raggiunto dai suoi membri, persino quelli più piccoli, è facile comprendere un simile timore. Tendiamo a credere che se i nostri figli non iniziano a imparare e affinare tutta una serie di abilità e conoscenze utili, a volte a partire persino da quando imparano a camminare, resteranno indietro rispetto ai coetanei, e più tardi, nella vita, soffriranno gravi privazioni e battute d’arresto.